L’Elaborazione del Lutto

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In questo articolo tratteremo dell’elaborazione del lutto.

Il lutto può essere definito come “… uno stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo che ha fatto parte integrante dell’esistenza. La perdita può essere di un oggetto esterno, come la morte di una persona, la separazione geografica, l’abbandono di un luogo, o interno, come il chiudersi di una prospettiva, la perdita della propria immagine sociale, un fallimento personale e simili

U. Galimberti, 1999

La vita e la morte

La morte fa parte del ciclo della vita.

Nel corso della nostra esistenza entriamo, prima o poi, in contatto con questa realtà e, quando succede, affrontiamo un periodo di intenso dolore.

Siamo travolti da un insieme di emozioni: tristezza, sconforto, incredulità, disperazione, nostalgia e a volte perfino rabbia.

Spesso proviamo anche dolore fisico, come mal di stomaco, sensazione di avere un nodo in gola, pesantezza nella zona del petto.

Quando si dice “mi si è spezzato il cuore”, è perché si prova realmente un dolore in questa parte del corpo. Emozioni e vissuti che si susseguono uno dopo l’altro, per un periodo più o meno lungo, che viene definito “lutto”.

Anche i bambini possono vivere questa esperienza, anche se in modalità un po’ diverse rispetto agli adulti (approfondirò questo aspetto in paragrafi successivi).

L’essere umano possiede una naturale capacità di superare il lutto.

Tuttavia, in alcuni casi non riesce ad accettare l’inevitabilità della morte e a elaborare il dolore.

Un esempio su tutti può essere la morte di un figlio, ancora più dolorosa di altri lutti, in quanto vissuta come qualcosa di innaturale e incomprensibile.


Un lutto non elaborato, quando si protrae nel tempo, può diventare un vero problema.

Vedremo in seguito alcuni consigli per affrontarlo più serenamente.

La morte nella cultura orientale e occidentale

Nella cultura orientale e in quella occidentale il tema della morte è vissuto in maniera molto diversa.


Spesso nei film o nei documentari girati in India si vedono sfilare cortei funebri per le strade delle città, tra le persone, vicino alle bancarelle dei mercati. Adulti e bambini partecipano ai riti e stupisce vedere quanto questi siano parte integrante della vita quotidiana.

In Occidente invece le cose stanno in maniera molto diversa.

La morte è tenuta lontana e distante dalla quotidianità. Si tende a non parlarne, a non pensarci, a rimandarla più in là possibile nel tempo, a fare gli scongiuri appena viene menzionata nei discorsi.

Il funerale è un rito durante il quale il tempo sembra fermarsi, prima di tornare alla normalità degli impegni di tutti i giorni.


La morte è qualcosa della quale se ne conosce l’esistenza, ma che ci illudiamo non riguardi noi, ma solo gli altri.

Come quando veniamo a conoscenza di qualche fatto al telegiornale. Ne siamo dispiaciuti, ma resta pur sempre qualcosa di molto lontano dalla nostra vita.


Facciamo molta fatica a realizzare che la morte è qualcosa che riguarda davvero tutti e anche molto da vicino.

Come reagisce la nostra mente: le fasi dell’elaborazione del lutto

Secondo vari studiosi il processo di elaborazione di un lutto è caratterizzato da vari stadi, che sono interscambiabili tra loro e possono essere vissuti in maniera differente, per periodi più o meno lunghi e con intensità diverse, da persona a persona.

1. Fase dello shock. Si ha nei primi momenti successivi alla perdita, durante la quale si fa difficoltà a realizzare quanto appena successo. Si prova disorientamento, incredulità. Questa fase si vive soprattutto di fronte alle morti improvvise.

2. Fase della negazione, durante la quale si ha un vero e proprio rifiuto ad accettare che la persona a noi cara non ci sia più e spesso questo porta a provare sentimenti negativi, come la rabbia.


2. Fase della rabbia. E’ una fase complessa, nella quale tale emozione può essere rivolta a se stessi, ma anche al defunto. Spesso si fatica ad accettare tale emozione, che culturalmente siamo abituati a reprimere e a considerare sbagliata, ma che in questo contesto è assolutamente normale e giusto provare. Con il passare dei giorni la rabbia inizierà a svanire, per lasciare il posto ad altre emozioni.


3. Fase della tristezza. Questa fase è caratterizzata da una maggiore consapevolezza dell’inevitabilità della morte ed è caratterizzata dalla sensazione che non si possa vivere senza la persona che non c’è più e da un umore prevalentemente basso, che in alcuni casi può arrivare anche alla depressione.


5. Fase della accettazione, nella quale morte della persona viene sempre più compresa e accettata. In questa fase solitamente si aprono anche nuovi punti di vista rispetto a quanto successo.

6. Fase della risoluzione definitiva del lutto, durante la quale si “lascia andare” la persona che non c’è più e si riprendono in mano le redini della propria vita, tornando a progettare il futuro.  

A volte la fatica a elaborare il lutto è legata al timore di dimenticare la persona amata.

Ma non è così. Gli insegnamenti e i ricordi del tempo passato insieme resteranno per sempre fissati nei nostri ricordi. 

Un lutto elaborato permette di non soffrire più per la mancanza del proprio caro e di riuscire a ripensare a lui e al passato serenamente, con un sorriso.

Quando il lutto può considerarsi patologico?

Anche se, come detto prima, il lutto è un processo che avviene in modo naturale e spontaneo e ha una risoluzione, a volte le persone possono trovare grandi difficoltà nell’accettazione della perdita.


Questo può provocare varie conseguenze a livello cognitivo, comportamentale e fisico, che perdurano nel tempo.


Di seguito ne elenco alcuni esempi:

  • difficoltà di concentrazione nello studio e sul lavoro
  • problemi di memoria
  • senso di disorientamento
  • idee suicidarie passeggere
  • rimuginio e pensieri intrusivi
  • incubi notturni
  • sensazione che il defunto sia presente nella stanza
  • allucinazioni visive e uditive
  • forte senso di abbandono e solitudine
  • preoccupazione rispetto all’immagine che il defunto potrebbe avere per gli altri
  • sensi di colpa
  • isolamento sociale
  • abbandono di hobby e interessi
  • evitamento o al contrario continua ricerca dei luoghi che ricordano la persona che non c’è più
  • stress, con conseguente abbassamento delle difese immunitarie

Per lenire il dolore e aiutare la mente nel processo di elaborazione, riprendendo così al più presto la propria quotidianità, possono essere messe in atto alcune semplici quanto efficaci strategie.

Consigli per favorire l’elaborazione del lutto

  • Vivi le tue emozioni, anche le più negative ed esprimi ciò che provi.
  • Tieni un diario sul quale annotare emozioni, pensieri, ricordi, ma anche poesie e racconti legati alla perdita.
  • Fai visita al cimitero, ti aiuterà a sentire più vicina la persona che non c’è più.
  • Prenditi cura di te e della tua salute. Fai attività fisica e segui una dieta bilanciata.
  • Prenditi cura di chi ti sta attorno, della tua famiglia, ma potresti anche fare del volontariato. Aiutare gli altri ti farà sentire meglio e ti alleggerirà dai tuoi problemi.
  • Parla con chi ha vissuto la tua stessa esperienza. Ti farà sentire compreso e meno solo.
  • Se vuoi, puoi anche fare dei piccoli rituali dedicati alla persona che non c’è più, come accendere una candela ogni sera o dire una preghiera.
  • Evita di assumere farmaci, alcol o droghe per placare il dolore. È una grande tentazione, ma ricorda che quello che provi è assolutamente normale nel lutto ed è funzionale proprio al suo superamento.
  • Passa qualche serata in compagnia delle persone che ti vogliono bene.
  • Coltiva interessi che possano aiutare a svagarti e trovane sempre di nuovi. La vita continua!
  • Se pensi di non farcela chiedi aiuto a uno psicoterapeuta della tua zona, ti aiuterà a trovare nuovi strumenti per affrontare la perdita.

I bambini e il lutto


Fra i 4 e i 7 anni i bambini iniziano ad avere sempre maggiore curiosità e consapevolezza di ciò che accade attorno a loro nel mondo. Ed è proprio in questo periodo che iniziano a porre le prime domande relative alla nascita e alla morte. 

In entrambi i casi, i genitori si trovano spesso in seria difficoltà, non sono pronti e non sanno bene cosa rispondere. Talvolta risolvono fornendo risposte vaghe o cercando di passare la patata bollente ad altri, come insegnanti o zii.

Rispetto al tema della morte, in alcuni casi i bambini di questa età hanno già avuto modo di entrare in contatto con essa in seguito alla scomparsa di un nonno, per esempio, o di un animale domestico.

Idee sbagliate

Quando si affronta un lutto in famiglia si tende a pensare erroneamente che i bambini, soprattutto se piccoli, non comprendano cosa stia accadendo oppure che non abbiano la capacità di tollerare la realtà o che possano vivere la morte come un vero e proprio trauma.

Si tende quindi a tenerli il più possibile al riparo dalla situazione, al sicuro dal dolore e dalla malattia.
In realtà i piccoli sono molto sensibili ai cambiamenti e riescono a cogliere anche le più piccole sfumature delle emozioni dei genitori e delle altre persone che li circondano.


Tenerli all’oscuro di quanto sta accadendo, per esempio della malattia del nonno oppure della sua imminente morte, può innescare emozioni di paura e smarrimento nel bambino, che non riesce a dare una spiegazione a quello che sta succedendo.


È necessario che i genitori e le altre figure di riferimento, come le maestre o altri parenti, li accompagnino nell’esperienza della perdita, descrivendo con semplicità quello che sta avvenendo e condividendo il dolore dei bambini, per aiutarli a capire cosa sta accadendo fuori e dentro di loro.  

Un’altra idea sbagliata è quella secondo la quale i bambini non debbano partecipare al funerale “perché potrebbero viverla come un’esperienza traumatica”.


Il funerale è una funzione religiosa, che fa parte della nostra cultura e che, attraverso i suoi tempi e rituali, aiuta a diventare più consapevoli di quello che sta succedendo, favorendo così l’elaborazione. 

Anche i cimiteri hanno lo scopo di aiutare chi resta ad affrontare meglio la perdita. E’ un luogo fisico al quale recarsi per incontrare nuovamente la persona che non c’è più.

Consiglio di spiegare al bambino cosa accadrà durante e dopo il funerale e che ogni volta che vorrà potrà andare a trovare il defunto al cimitero per portargli un pensiero o i fiori.

Come parlare della morte ai bambini?

Ma quindi cosa dire ai bambini? Quali parole usare? Come spiegare la morte usando termini comprensibili e rassicuranti?

È un tema certamente spinoso e difficile, da affrontare con delicatezza e rispetto.

Personalmente consiglio di parlare ai bambini della morte in modo semplice e sincero, prendendo spunto dalle proprie idee e credenze.

Chi è particolarmente religioso può per esempio raccontare del paradiso.

Se non si ha un’opinione particolare rispetto alla morte, è meglio essere sinceri e ammettere di non sapere cosa accade a chi muore, piuttosto che eludere l’argomento, evitando così di generare ansia, paura e incertezza.


Non dire frasi tipo: “La nonna è volata in cielo, ora ci guarda dalle nuvole” o “Lo zio ci ha lasciati”, perché non forniscono una risposta esauriente, ma possono arrivare a creare addirittura più confusione.

Evitare anche di raccontare che “Il papà è partito per un lungo viaggio di lavoro” oppure “La mamma tornerà presto a casa”.

Queste frasi lasciano intendere che la persona prima o poi tornerà e rischiano nel tempo di innescare un’inutile speranza che potrebbe far soffrire ancora di più il bambino.

I bambini hanno bisogno di conoscere la verità e di avere la sicurezza di potersi fidare di quello che viene detto loro dagli adulti.

Diversamente, il lutto resterà sospeso, senza possibilità di elaborazione e di integrazione nella mente del bambino e dell’adulto che sarà un domani.

Cosa succede quando un bambino fa fatica a elaborare un lutto?

Talvolta i bambini possono avere reazioni inaspettate e apparentemente incomprensibili di fronte alla morte di una persona cara.


Il problema nasce soprattutto quando queste reazioni durano nel tempo e sembrano non essere modificabili.


Quali reazioni devono destare preoccupazione?


– Quando il bambino prova una forte rabbia nei confronti del defunto anche dopo tempo.


– In alcuni casi, soprattutto se la persona è venuta a mancare poco dopo un litigio, il bambino può sentirsi in colpa e pensare di essere stato lui a provocarne la morte.


– A volte si possono manifestare reazioni di paura dell’abbandono, per cui il bambino si lega eccessivamente ad altre figure di riferimento, fino a regredire a stadi precedenti di sviluppo o a perdere parte della propria indipendenza (un esempio classico è la paura di dormire da soli o del buio, in bambini che avevano già raggiunto questo traguardo).

– Talvolta può manifestarsi un aumento o riduzione dell’appetito, con relative oscillazioni del peso.


– In alcuni caso possono comparire anche somatizzazioni, come mal di pancia o mal di testa.

In questi casi è ancora più importante incoraggiare il bambino a far emergere le proprie paure, pensieri, emozioni e che lo ascoltino per tutto il tempo di cui ci sarà bisogno.


Ogni reazione va accolta e compresa senza banalizzarla, poiché ha un significato ed è necessaria all’elaborazione del lutto.


Consiglio anche di mettere a conoscenza la scuola e le altre realtà frequentate dal bambino della perdita, così da permettere agli insegnanti e gli altri adulti di riferimento di comprendere eventuali cambiamenti nel comportamento del bambino.

Qualche consiglio per facilitare l’elaborazione del lutto nei bambini

Ecco di seguito qualche idea per permettere ai genitori e agli insegnanti di supportare il bambino durante un lutto:

  • è importante che i bambini sentano la vicinanza fisica ed emotiva delle proprie figure di riferimento,
  • parlare con il bambino della persona che non c’è più e ricordarla, anche attraverso racconti e disegni, 
  • condividere le proprie emozioni. I bambini si sentiranno più accettati e compresi nel dolore,
  • leggere storie che affrontano il tema della morte (in libreria ne potrete trovare tante, per bambini di ogni età!),
  • scrivere poesie e canzoni da dedicare a chi non c’è più,
  • decorare la tomba del defunto con fiori, peluche, disegni,
  • scrivere una lettera,
  • creare un album con le foto e i ricordi dei momenti passati insieme.

Non solo la morte di una persona cara

Esistono anche altre situazioni che la nostra mente vive come un vero e proprio lutto, come per esempio la fine di una relazione o la rottura di una amicizia.


In questi casi, il cervello attraversa le stesse fasi dell’elaborazione relative alla morte di una persona. Questo perché la mente non distingue tra “morte reale” e “morte figurata”.

Si tratta, in ogni caso, di una perdita e in quanto tale è vissuta nello stesso identico modo.
Per questo, spesso si provano gli stessi vissuti di tristezza, disperazione, senso di colpa, ma anche rabbia e risentimento.

In questi casi, alcune indicazioni viste prima possono essere d’aiuto, come per esempio passare del tempo in compagnia di amici e coltivare nuovi hobby e interessi.

Dott.ssa Alessia Pullano
Psicologa e Psicoterapeuta

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