Sentir parlare di depressione significa sicuramente fare riferimento ad un qualcosa di familiare: oggi più o meno tutti sappiamo cosa sia la depressione o meglio crediamo di sapere cosa sia.
Spesso infatti la si confonde con l’ansia o con la tristezza: in realtà la depressione è un disturbo diverso, che si manifesta con determinati sintomi.
La prima domanda da porre dunque è proprio questa: cos’è realmente la depressione?
Iniziamo con il dire che la depressione è una patologia molto diffusa che interessa adulti e bambini e che può manifestarsi sia negli uomini che nelle donne, ma i dati mettono in evidenza come la probabilità che vengano colpite quest’ultime sia più alta.
Avrete sentito sicuramente parlare della depressione come il male del secolo: questo è evidente, se pensiamo al fatto che la depressione è una malattia del tono dell’umore: ovviamente non interessa solo l’umore, ma anche il corpo e questo lo vedremo quando tratteremo i sintomi di tale disturbo.
Riflettiamo un attimo ora: quando stiamo bene il nostro umore è alto, vero?
Al contrario quando viviamo situazioni spiacevoli questo va verso il basso.
Bene, a tal proposito è doveroso fare una precisazione: si può parlare di depressione quando il tono dell’umore è sempre basso e non è influenzato da fattori esterni, provocando un vero e proprio disagio.
Chi soffre di depressione tende infatti a sperimentare un’ angoscia persistente, perde interesse nelle attività che normalmente si fanno e sperimenta difficoltà nello svolgimento anche delle azioni quotidiane più semplici, per almeno due settimane.
Insomma le persone che sperimentano uno stato depressivo si percepiscono negativamente, senza valore e al contempo considerano l’ambiente circostante come “ostile”.
Non solo: un soggetto depresso può arrivare ad avere anche idee di morte, perché convinto che non ci sia un’altra via d’uscita per smettere di provare dolore, un dolore emotivo.
Quando si parla di depressione, dunque,non si può non fare riferimento anche alla sfera cognitiva: una caratteristica della
depressione è proprio la tendenza di valutare ogni situazione in modo negativo.
La depressione è dunque anche una patologia di pensiero e sensazioni che fanno scendere giù il morale, se si pensa al proprio futuro, ma anche al proprio presente.
Ecco perché si perde la capacità di apprezzare anche le più piccole cose.
Avere un disturbo come questo in un certo senso significa vedere nero tutto intorno.
Non stupiamoci dunque se una persona depressa non ha voglia nemmeno di alzarsi o lavarsi.
Nella depressione tutto ciò che è semplice, diventa complicato.
Osservazioni: in questo primo paragrafo abbiamo cercato di mettere in evidenza come la depressione non sia un semplice abbassamento dell’umore, ma come arrivi ad abbracciare diverse sfere, fino a compromettere il modo in cui un soggetto pensa e raffigura non solo se stesso ma anche il mondo circostante.
La depressione dunque è una malattia, non è solo stress o un semplice non sentirsi bene. E’ una condizione seria e può colpire chiunque.
Ma non temete, successivamente metteremo in rilievo anche altre aree, ovvero ci domanderemo coma possa essere prevenuta e curata.
Forme di depressione: quali sono?
Ora cerchiamo di andare più a fondo alla questione: poc’anzi abbiamo cercato di capire cosa sia la depressione.
Ora invece cercheremo di capire quanti e quali sono i diversi disturbi depressivi esistenti.
Il termine depressione è infatti utilizzato per riferirsi ad uno dei disturbi presenti nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition (DSM-5).
Vediamone alcuni, qui di seguito.
Sulla base di sintomi specifici abbiamo:
• Il Disturbo depressivo maggiore
• Il Disturbo depressivo persistente o distimia
Sulla base dell’eziologia abbiamo invece il Disturbo disforico premestruale
Disturbo depressivo maggiore
Per quanto riguarda il disturbo depressivo maggiore, iniziamo con il dire come questo sia caratterizzato da una serie di sintomi che impediscono al soggetto affetto di svolgere quelle che sono le regolari attività di vita quotidiana come il mangiare e il dormire.
Parliamo dunque di un disturbo alquanto invalidante: alcune persone possono sperimentare nel corso della loro vita un solo episodio di depressione maggiore, alcuni invece sono vittime di episodi multipli.
Per la diagnosi di depressione maggiore devono essere soddisfatti almeno 5 dei seguenti sintomi, quasi ogni giorno durante lo stesso periodo di 2 settimane, ed uno di essi deve essere un umore depresso o una perdita di interesse o di piacere:
• Umore depresso per la maggior parte del giorno
• Marcata diminuzione di interesse per tutte o quasi tutte le attività per la maggior parte del giorno
• Significativo aumento o perdita di peso oppure diminuzione o aumento dell’appetito
• Insonnia
• Agitazione o rallentamento psicomotorio osservati da altri • Perdita di energia
• Sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati
• Diminuita capacità di pensare
• Pensieri ricorrenti di morte o di suicidio, un tentativo di suicidio, o un piano specifico per effettuarlo ( DSM 5)
Disturbo distimico
Ora invece parliamo del disturbo distimico: in questo caso i sintomi si manifestano a lungo termine, ovvero 2 anni e anche più.
Nonostante questo non sono così invalidanti come nel caso precedente.
I pazienti affetti da questo disturbo presentano una maggior probabilità di presentare disturbi d’ansia.
In seguito parleremo proprio del rapporto che c’è tra la depressione e l’ansia.
Per la diagnosi, del disturbo depressivo persistente, i pazienti devono presentare un umore depresso per la maggior parte del giorno per più giorni per ≥ 2 anni e almeno 2 dei seguenti sintomi:
• Scarso appetito
• Insonnia o ipersonnia
• Scarsa energia o stanchezza
• Bassa autostima
• Scarsa concentrazione o difficoltà a prendere decisioni
• Sentimenti di disperazione (DSM 5)
Disturbo disforico premestruale
Come abbiamo detto, sulla base dell’eziologia possiamo anche avere questo tipo di disturbo che sembra riguardare sintomi della sfera dell’umore e dell’ansia e che come si evince dall’espressione stessa, sono legati al ciclo mestruale, con esordio durante la fase premestruale e un intervallo senza sintomi successivamente le mestruazioni.
Badate bene, questi sintomi devono essere presenti durante la maggior parte dei cicli mestruali dell’anno precedente. Parlare di questo disturbo significa fare riferimento
– ad un disturbo che causa un disagio clinicamente significativo
– ad un disturbo che può iniziare in qualsiasi momento dopo il menarca
Per la diagnosi di tale disturbo, secondo il DSM5, almeno cinque sintomi tra quelli che presenteremo devono essere presenti nell’ultima settimana prima dell’inizio delle mestruazioni . Inoltre molto importante è il fatto che tali sintomi dovrebbero iniziare a migliorare entro pochi giorni dopo l’inizio delle mestruazioni e diventare minimi o assenti nella settimana successiva.
In particolare, nel periodo sopra indicato devono essere presenti uno o più dei sintomi tra:
▪labilità affettiva marcata: es. sbalzi d’umore
▪ marcata irritabilità o rabbia
▪umore depresso, sentimenti di disperazione
▪ansia eccessiva e tensione. ( DSM 5)
Oltre a questi sintomi, per la diagnosi di Disturbo Disforico Premestruale, devono aggiungersi uno o più dei seguenti sintomi
▪diminuzione dell’interesse nelle attività che si fanno abitualmente
▪difficoltà nella concentrazione
▪facile affaticabilità
▪variazione dell’appetito
▪ipersonnia o insonnia
▪sintomi fisici come gonfiore, dolori articolari o muscolari
Osservazioni: in questo paragrafo abbiamo cercato di mettere in evidenza le caratteristiche di alcuni disturbi depressivi e la loro relativa diagnosi. La lista ovviamente non finisce qua, poiché abbiamo anche altre forme di depressione, come quella post partum.
Ma qui abbiamo cercato di metterne in evidenza solo alcuni.
Sintomi della depressione: cosa manifestano le persone depresse?
Parlare di depressione significa fare riferimento a diversi disturbi depressivi, che presentano determinati sintomi, criteri e dunque una precisa diagnosi.
Qui di seguito cercheremo di sintetizzare i sintomi della depressione in delle grandi aree:
• sintomi somatici/fisici
• sintomi emotivi
• sintomi comportamentali
• sintomi cognitivi.
D’altronde, lo abbiamo detto: la depressione colpisce l’umore, il corpo, l’emotività, i nostri pensieri e i nostri comportamenti, dunque è naturale sperimentare diversi sintomi.
Andiamo per gradi e vediamo questi sintomi, area per area. I principali sintomi somatici/ fisici della depressione
• senso di fatica
• agitazione motoria
• perdita o aumento di peso
• disturbi del sonno
• mancanza di desiderio sessuale
• senso di nausea
• perdita di energie
• mal di testa
• palpitazioni e tachicardia
• dolori muscolari
• dolori alle ossa
• dolori alle articolazioni e addominali
Il depresso dunque si sene spossato, senza motivazione e sperimenta sintomi fisici e somatici, alcuni tipici dell’ansia.
I principali sintomi emotivi della depressione
• tristezza
• angoscia
• mancanza di speranza nel futuro
• perdita di interesse per qualsiasi attività
• irritabilità
• disperazione
• senso di colpa e di vuoto
Il depresso dunque ha anche delle ricadute a livello emotivo: presenta una persistente angoscia, disperazione e sensi di colpa.
I principali sintomi cognitivi della depressione
• incapacità decisionale
• pensieri negativi su di sé, sul mondo e sul futuro
• idee di auto-svalutazione e autocommiserazione.
Il depresso dunque presenta una ridotta capacità di concentrazione, anche per le piccole decisioni e tende a svalutarsi per errori compiuti in passato ed eventi quotidiani che vengono interpretati come conferma del “mancare” in qualcosa.
I principali sintomi comportamentali della depressione
• riduzione delle attività quotidiane
• evitamento delle persone
• isolamento sociale
• tentativi di suicidio
• comportamenti passivi
• riduzione dell’attività sessuale
Tutto questo ovviamente non può che ripercuotersi anche sui comportamenti di chi sperimenta la depressione.
Osservazioni: come abbiamo potuto vedere, la depressione grosso modo presenta determinati sintomi somatici, fisici, cognitivi, comportamentali ed emotivi che possono essere lievi, moderati e gravi.
E’ proprio in base alla loro gravità, al loro andamento e alla loro manifestazione che possiamo poi classificare la depressione nelle sue diverse forme.
Dunque i vari disturbi depressivi più che per la natura dei loro sintomi, si differenziano per la durata e la manifestazione degli stessi.
Cosa fare se manifestiamo alcuni di questi sintomi o conosciamo qualcuno che li sta manifestando?
Occorre chiedere aiuto: prima agiamo su questo stato depressivo e prima abbiamo possibilità di uscirne.
La depressione, lo abbiamo detto, è una malattia e deve essere curata.
Dunque, non sottovalutate la situazione e chiedete aiuto ad un professionista.
Cause della depressione: cosa c’è alla base?
Sicuramente ora vi starete chiedendo cosa ci sia alla base di questa malattia.
Insomma cosa porta una persona “sana” a diventare “ depressa”?
Iniziamo con il dire che alla base della depressione vi sono diverse cause.
Ecco perché si parla di disturbo multifattoriale: perché intervengono diversi fattori genetici, biologici, psicosociali che insieme possono contribuire all’insorgenza di questo disturbo.
Cerchiamo di vedere meglio di cosa stiamo parlando.
Fattori genetici della depressione
Iniziamo dai fattori genetici della depressione: a tal proposito sembrano esistere alcune evidenze che confermano come alla base della depressione vi possa essere una componente ereditaria.
Cosa significa quanto detto? Che i familiari di primo grado dei pazienti che hanno la depressione hanno un maggior rischio di sviluppare tale disturbo rispetto alla popolazione generale.
Ecco perché si parla di ereditarietà del disturbo.
Fattori biologici della depressione
La depressione sembra derivare anche da un’alterazione nella funzione dei sistemi monoaminergici che, per che non lo sapesse, contribuiscono alla comparsa di disturbi somatici, cognitivi e non solo.
Alterazioni nella regolazione dei neurotrasmettitori come la noradrenalina e la serotonina, possono arrivare ad influenzare il sonno, l’appetito, varie funzioni cognitive e le interazioni del soggetto.
Fattori psicosociali della depressione
Alla base della depressione sembrano esserci anche dei fattori psicosociali: tra questi per esempio ritroviamo l’accadimento di eventi stressanti che possono essere vissuti dal soggetto come perdite irreparabili e insopportabili.
Vediamo qui di seguito quali possono essere questi eventi:
• Malattie fisiche
• Perdita di una persona cara
• Fine di un matrimonio o di un fidanzamento
• Difficoltà nei rapporti familiari
• Conflitti con altre persone
• Cambiamenti di ruolo, di casa, di lavoro
• Licenziamenti
• Fallimenti lavorativi
• Fallimenti economici
• Esperienze di abuso anche in età infantile
Insomma a livello psicosociale si possono verificare degli eventi di vita stressanti riconosciuti come fattori precipitanti gli episodi depressivi.
A tal proposito c’è da dire che questi eventi possono avere maggiori ripercussioni in persone che hanno basse abilità di coping e problem solving o che hanno alla spalle un’infanzia complicata.
Quando parliamo di abilità di coping, ci riferiamo a quella capacità di far fronte a problemi emotivi, interpersonali, grazie a dei meccanismi adattivi messi in atto dal soggetto stesso. Per capacità di problem solving intendiamo invece la capacità di saper trovare la via più rapida ed efficace per la risoluzione di un problema.
Osservazioni: insomma essere depressi sicuramente non è una colpa e questo è un aspetto molto importante che va sottolineato, perché spesso come abbiamo visto la depressione è accompagnata proprio da sensi di colpa. Questo significa che di fronte ad essa non dobbiamo rassegnarci, ma che soprattutto dobbiamo rimboccarci le maniche ed affrontare con l’aiuto di un esperto “ questo male”.
Conoscere le cause sicuramente ci porta a gestire il tutto con una consapevolezza maggiore e a comprendere che la depressione non è “colpa nostra”. E’ una malattia e come tale va considerata e curata.
Conseguenze della depressione
La depressione, insomma non è come molti dicono “ una cosa da niente” e l’abbiamo ampiamente appurato nelle righe precedenti. Questo anzi risulta essere uno dei miti che riguardano la depressione e che devono essere necessariamente “sfatati: in seguito, infatti, parleremo proprio di questo aspetto, ovvero dei miti della depressione.
Ora concentriamoci invece sulle conseguenze della depressione: che ripercussioni si possono avere?
Sicuramente un soggetto depresso può poter andare in contro a diversi “problemi” che riguardando diversi ambiti.
Parliamo di conseguenze che si possono ripercuotere sulla famiglia, sul lavoro, sulla vita di tutti i giorni.
Insomma la vita di un soggetto depresso può cambiare in negativo,poiché come abbiamo visto si possono sperimentare problemi di concentrazione, di memoria e questo può far abbassare quella che è la qualità della propria vita professionale e non.
Anche la vita relazionale sicuramente viene messa a rischio, dal momento che una persona depressa tende ad isolarsi e questo a lungo andare può solo danneggiare le relazione con il partner, con i figli o con i propri colleghi
Ovviamente anche il proprio corpo arriva a risentire di tutto questo: chi è depresso proprio perché non ha voglia di prendersi cura di sé, ha difficoltà a curare il suo aspetto.
Quanto detto sin’ora ha lo scopo di mettere in rilievo una cosa fondamentale: la depressione e le sue conseguenze non dovrebbero essere mai sottovalutate.
Da alcuni studi si è per esempio evidenziato che la depressione è associata positivamente al rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e cerebrovascolari.
Per non parlare del fatto che sembra essere associata ad una maggiore mortalità.
Soffrire a lungo porta le persone depresse a tentare il suicidio. La cronaca è testimone di eventi di questo tipo, proprio perché si arriva a vedere la morte come l’unica via d’uscita.
La situazione economica attuale sicuramente non ci aiuta: i costi associati alla depressione che comprendono visite, trattamenti spesso sono alti e per chi non ha la possibilità di accedervi, la situazione non può che essere ancora più complicata.
Dunque in un certo senso la mancanza di soldi o di lavoro rafforzano la depressione che a sua volta può anche rendere più difficile la guarigione e un probabile inserimento lavorativo.
E questa è un’ ulteriore conseguenza che non bisogna sottovalutare.
Osservazioni: spesso diciamo a noi stessi o agli altri che la depressione dopo tutto è una cosa da niente, che è un qualcosa che è presente solo nella nostra testa. Dire tutto questo è sbagliato, anche perché come abbiamo visto la depressione può avere varie conseguenze in diversi ambiti. Dunque è nostro dovere intervenire prima che tutta la nostra vita sia messa a dura prova.
Depressione e tristezza: le dovute differenze
Fin’ora abbiamo insomma avuto modo di capire cosa sia la depressione.
Ora cerchiamo di vedere cosa non è la depressione: sicuramente non è tristezza.
Eppure sono in tanti a fare confusione, se si parla di tristezza e depressione.
Per questo cercheremo di vedere perché non sono la stessa cosa.
Iniziamo con il dire che la tristezza è uno stato d’animo, mentre la depressione è un disturbo.
Sicuramente questa è una bella gran differenza, non trovate?
Facciamo riferimento anche ad un altro aspetto: la tristezza proprio perché è uno stato d’animo, ha una durata breve, generalmente.
La depressione, invece, se non curata può diventare cronica e dunque può poter avere una durata maggiore.
Detto questo, possiamo affermare che la tristezza per essere considerata “depressione” deve essere sperimentata per sei mesi e in modo costante.
Inoltre quando una persona è triste ha una bassa motivazione a realizzare delle attività, la sua vita sociale sicuramente ne risente, ma tutto sommato riesce ad essere attiva.
Una persona depressa invece si lascia sopraffare da quello che prova e trascura totalmente i suoi doveri, riduce drasticamente le sue attività e non riesce a sfruttare le risorse che ha a sua disposizione.
Un’altra differenza tra tristezza e depressione sta nel concetto di “isolamento”: insomma non è raro vedere una persona triste cercare di avere accanto delle persone con cui condividere i propri sentimenti.
Una persona triste vuole essere consolata, ascoltata, dunque non si isola completamente.
Una persona depressa invece, spesso, nutre un vero e proprio rifiuto nei confronti degli altri.
Preferisce tenere per sé i suoi pensieri, i suoi sentimenti: non ama condividere e predilige la solitudine, anche se in realtà non riesce a stare bene da sola.
Da quanto appena detto si evince come dunqua una persona triste sicuramente si lascia influenzare dal suo stato d’animo, ma il suo stile di vita non subisce dei cambiamenti drastici.
Sicuramente è meno dinamica, ma riesce comunque a svolgere le sue attività, nel caso di depressione la situazione cambia. Quando una persona soffre di depressione la sua routine è completamente stravolta.
Per una persona depressa può risultare davvero difficile portare a termine un compito come previsto.
E’ più facile che una persona depressa arrivi a inventare delle scuse invece che adempiere ai suoi doveri.
Che dire della disperazione? Una persona triste nonostante lo sia, è in grado di ridere e di fare progetti. Diciamo che riesce a guardare al futuro, nonostante la tristezza.
Una persona depressa invece prova una vera e propria disperazione: non vede luce, non vede alcun tipo di spiraglio. Il futuro diventa solo un’utopia.
Osservazioni: c’ è una gran bella differenza tra l’essere depressi e l’essere tristi. La depressione ha bisogno di cure e non passa da sola. La tristezza invece, se vogliamo, è un qualcosa di naturale, che va sicuramente riconosciuta, accolta e che ci mette in guardia sul fatto che qualcosa non sta andando sicuramente come noi volevamo.
Possiamo trarre dei benefici: la depressione è ben altro. Depressione: e ansia: che rapporto esiste?
Ora parliamo della depressione in relazione ad un altro disturbo: l’ansia.
Perché?
Perché l’ansia e la depressione possono manifestarsi contemporaneamente.
Insomma può per esempio capitare che una persona ansiosa sviluppi successivamente delle vere e proprie forme di depressione.
Oppure può succedere esattamente il contrario.
Quando questo succede, ovvero quando l’ansia e la depressione si manifestano insieme, ci troviamo in presenza di un’ansia depressiva.
Molti a questo punto si staranno chiedendo : “cos’è l’ansia?”
Diciamo che a tal proposito va fatta un’ importante distinzione: esiste l’ansia fisiologica e l’ansia patologica.
La prima ci consente di reagire, di fare sempre meglio, in un certo senso ci sprona e dunque è funzionale ai nostri obiettivi. Si parla invece di disturbo d’ansia generalizzata quando il soggetto sperimenta uno stato ansioso tendenzialmente costante che a sua volta ha delle ripercussioni, dal momento che porta a preoccupazioni sproporzionate che possono riguardare diversi ambiti di vita del soggetto.
Una persona che sperimenta questo tipo di ansia tende ad essere dunque sempre in allerta, a preoccuparsi in modo esagerato per ogni cosa.
Tra i sintomi tipici dell’ansia ritroviamo:
• irrequietezza
• sensazione di svuotamento
• bassa concentrazione
• riduzione della memoria
• irritabilità
• tensione muscolare ( DSM 5).
Ma torniamo all’ansia depressiva o a quella che è definita essere una depressione ansiosa: cosa prova chi la sperimenta? Sicuramente apatia,tensione. Non solo.
Tra gli altri sintomi possiamo avere:
• senso di “testa vuota”
• sensazione di affaticamento
• scarsa energia
• ipervigilanza
• tendenza a previsioni negative per il futuro
• scarsa autostima
Insomma vi è una vera sovrapposizione dei sintomi depressivi e ansiosi.
Questi a loro volta possono essere associati ad ulteriori disturbi fisici.
Tutto questo non può che arrivare a causare un disagio notevole fino al rischio di sviluppare delle vere e proprie dipendenze. Quando vi è co- presenza di ansia e depressione si può inoltre assistere ad un maggiore probabilità di innesto di altri quadri.
Osservazioni: a tal proposito, c’è anche da dire che secondo alcuni studiosi l’ansia e la depressione corrispondono ad uno stesso fenomeno. Altri invece li considerano come due entità diverse che sicuramente condividono alcuni elementi. Altri modelli invece affermano come in realtà non condividano nulla: questo significa che si possono osservare in uno stesso soggetto due quadri che condividono solo un fattore: la temporalità.
Ma chi ha ragione? Vi starete chiedendo anche questo, gli studi di genetica confermano tutte le teorie.
Per questo era giusto accennarle tutte, dando però rilievo a quella che sembra essere maggiormente supportata e che li vede come due entità distinte e che possono sovrapporsi, sfociando in un’ansia depressiva.
Come prevenire la depressione: la forza dell’autostima
Dopo aver visto cosa sia la depressione, cosa non sia e quale rapporto intercorre con l’ansia, non possiamo non parlare della sua prevenzione.
Questo perché è fondamentale intervenire in modo preventivo. Insomma se siamo in presenza dei primi sintomi, non dobbiamo aspettare o lasciar passare del tempo con la convinzione che le cose miglioreranno, ma dobbiamo intervenire.
Come?
Dobbiamo rivolgerci ad un professionista e prenderci cura di noi. Per intervenire a livello preventivo, è di fondamentale importanza prendersi cura soprattutto della propria autostima, che in questi casi tende ad essere bassa.
Una persona con una buona autostima non tende ad avere problemi di appetito o di sonno, per esempio.
Al contrario, quando questa risulta essere bassa, di conseguenza diminuiscono anche le nostre capacità di coping e problem solving.
Dunque quale miglior modo per prevenire la depressione se non prendendoci cura della nostra autostima?
Come riuscirci?
Prima di rispondere a questa domanda è doveroso spiegare cosa sia l’autostima.
Questo termine implica l’avere una buona considerazione di se stessi o meno.
L’avere una percezione valutativa di se stessi, sulla base della esperienze vissute nella propria vita.
Ma perché è così importante annaffiare questo fiore?
Perché avere una bassa autostima significa anche sperimentare vari sentimenti negativi che poi come abbiamo detto possono sfociare in depressione.
Le persone con una bassa autostima per esempio sono facilmente influenzabili, si sentono sempre un passo indietro agli altri e più che concentrarsi sulle soluzioni, si concentrano sui problemi. A questo punto torniamo all’interrogativo principale: come migliorare la propria autostima?
Sicuramente bisogna imparare a volersi bene. Come?
– Non diamo troppa importanza ai nostri fallimenti, concentriamoci sulle nostre abilità.
– Non paragoniamoci agli altri, perché ognuno di noi è unico e speciale per quello che è.
– Non sentiamoci responsabili per tutto ciò che accade intorno a noi. Non tutto dipende dalle nostre azioni. – Non puntiamo alla perfezione, perché non esiste. Esiste l’imperfezione e i cambiamenti fatti per migliorare, non per essere perfetti.
– Puntiamo a degli obiettivi raggiungibili, a dei traguardi che possono essere raggiunti gradualmente.
– Evitiamo di cadere nel circolo vizioso dei sensi di colpa: le avversità vanno affrontate e se qualcosa non va come speravamo, ci sta, fa tutto parte di questo grande gioco chiamato vita.
– Evitiamo di lamentarci, perché ciò può solo essere controproducente. Invece di pensare a ciò che non va bene, pensiamo a ciò che abbiamo e di cui possiamo essere grati.
– Prestiamo attenzione a ciò che ci diciamo: non pronunciamo parole limitanti, soprattutto se queste sono rivolte a noi stessi.
Privilegiate parole cariche di positività.
Osservazioni: come abbiamo visto alla parola depressione possono essere associate anche altri termini, come autostima. Abbiamo visto come quest’ultima sia fondamentale se vogliamo intervenire a livello preventivo su questo disturbo.
L’autostima in un certo senso è un fattore di protezione che può aiutarci a preservare il nostro benessere psico-fisico. Se vi rendete conto che la vostra è bassa e non riuscite ad incrementarla,potete intraprendere un percorso che vi aiuti a credere maggiormente in voi stessi e negli altri.
Rimedi contro la depressione: dalle abitudini di vita a quelle alimentari
Qualcuno a questo punto si starà chiedendo: “ma se invece siamo già depressi?”
Se la depressione ci ha già colpito, cosa possiamo fare nel nostro piccolo per porre rimedio?
Sicuramente se siamo all’inizio possiamo aiutarci evitando di abbandonare le nostre attività abitudinarie, continuando a frequentare le persone a noi care.
Rispettando una dieta,o meglio, un’alimentazione equilibrata, praticando attività fisica, evitando sostanze eccitanti o psicotrope, come alcol , droga, etc.
Per quanto riguarda l’attività fisica motoria regolare è importante perché porta ad un rilascio di endorfine che può solo alleviare i sintomi.
E’ necessario anche dedicarsi ai propri hobbies, per evitare di rimuginare o pensare continuamente al proprio futuro o al proprio passato.
In riferimento ad un’alimentazione corretta, sicuramente vi sono degli studi che affermano come ci sia effettivamente un correlazione e come questo non sia certamente un luogo comune. A tal proposito si consiglia di assumere
– una giusta quantità di carboidrati e zuccheri: questi se assunti in maniera sbagliata possono influenzare l’umore di un soggetto
– optare per il consumo di cibi ricchi di omega 3, che si trovano nei prodotti della pesca per esempio
– sarebbe corretto evitare alimenti stimolanti come caffè, tè o cibi ricchi di istamina che possono causare forti mal di testa e peggiorare i sintomi.
– sarebbe corretto anche evitare l’eccesso di colesterolo e grassi saturi.
Anche l‘optare per delle attività rilassanti può essere un buon rimedio per interrompere quel ciclo di rimuginio-ruminio, ovvero di ripensamento al futuro e al passato tipico della depressione.
Un rimuginio questo,che se ci pensiamo, non ha motivo di esistere, perché noi non abbiamo alcun poter sul nostro futuro o sul nostro passato.
Dunque non è inutile stare lì a preoccuparsi per quello che potrebbe succedere o per quello che è successo?
A tal proposito si può scegliere di partecipare al training autogeno, a yoga o altre attività.
E’ anche importante cercare di non trascurare il sonno.
Osservazioni : Ovviamente se i sintomi risultano essere invalidanti e costanti, è opportuno rivolgersi ad un professionista per intervenire quanto prima e non interrompere l’iter iniziato.
Scegliere di rivolgersi ad un professionista non è un atto di debolezza, ma un atto di amor proprio, dunque non abbiate timore e fate questa scelta, anche se i sintomi si presentano con una minore pervasività.
A volte è meglio agire sin da subito.
I miti sulla depressione
Bene arrivati a questo punto, starete pensando che abbiamo detto davvero di tutto sulla depressione.
Abbiamo affrontato la depressione parlando dei suoi sintomi, delle sue cause, delle sue conseguenze.
Abbiamo messo in evidenza il modo in cui possiamo intervenire a livello preventivo e non.
L’abbiamo inoltre differenziata dalla tristezza, perché spesso si fa confusione e si tende a confonderla con la depressione. Come abbiamo accennato in precedenza, vi sono diversi miti sulla depressione e questo è uno di questi.
Vediamo gli altri qui di seguito.
Il depresso è un debole
Questo è uno dei miti più diffusi della depressione: in molti credono che avere la depressione significhi essere dei deboli. Significhi non saper affrontare la vita, ma la depressione è un vero e proprio disturbo psicologico e la debolezza, qui, non c’entra nulla.
Dunque soffrirne non dipende da voi.
Non fingete dunque di stare bene quando in realtà state male.
La depressione colpisce gli adulti
Ecco un altro mito: la depressione colpisce gli adulti. Ovviamente questo è un mito, poiché la depressione colpisce anche i più piccoli.
E questo non è strano : basti pensare che i bambini, ma anche gli adolescenti spesso vivono delle situazioni di disagio a casa, a scuola e questo spesso li porta anche a togliersi la vita.
La depressione con il tempo va via
In questo caso siamo di fronte ad una cosa sbagliatissima: come detto la depressione è una patologia e può andare via con una cura e non con il tempo.
D’altronde distrugge.
La depressione è solo nella testa
Nel corso dell’articolo lo abbiamo detto: la depressione colpisce la mente e il corpo.
E questo si evince facilmente, basta pensare ai sintomi di questo disturbo.
Affermare che la depressione sia solo nella propria testa è sbagliato: non è un’invenzione.
La depressione colpisce le donne
Un altro mito che riguarda la depressione è proprio questo: sono in tanti a pensare che la depressione possa colpire solo le donne. Questo è una convinzione del tutto insensata e senza ragion di esistere, dal momento che la depressione colpisce allo stesso modo uomini e donne.
Sicuramente le donne ne sono maggiormente colpite, ma questo non significa che gli uomini non possano arrivare a soffrirne.
Meglio non parlarne a che serve?
Concludiamo la lista dei miti con quello più eclatante: parlare della depressione peggiora la depressione stessa. Ovviamente non c’è nulla di vero in questa frase, dal momento che le persone depresse hanno un grande bisogno di parlare, anche se spesso tendono a fare il contrario per paura.
Basta fare riferimento al fatto che sono tante le persone depresse che si rivolgono agli psicologi, per stare meglio e per affrontare un problema che si tende a non tirare in ballo in famiglia, magari per vergogna.
Osservazioni: attorno alla depressione ruotano diversi pregiudizi e spesso sono proprio questi a creare problemi, perché limitanti.
Il fatto stesso di nutrire convinzioni sbagliate riguardo questo disturbo o il fatto di sapere che esistono persone che hanno una loro idea “ negativa” o comunque non rispettosa a tal proposito, può portare fuori strada.
In tanti infatti scelgono di non rivolgersi ad un professionista, per non essere ritenuti deboli o perché credono davvero che la depressione possa andare via da sola.
Bene, prima riusciremo a capire che alcune cose sono sbagliate e sono dei veri e propri miti da sfatare, prima riusciremo a prenderci davvero cura di noi.
Dott.ssa Alessia Pullano
Psicologa e Psicoterapeuta
Hai bisogno di una consulenza?