In questo articolo analizzeremo la paura di morire, che da secoli attanaglia l’uomo.
Non dobbiamo temere la morte, perché fintanto che siamo, la morte non è, e quando la morte è, noi non siamo.
Antonio Machado
Oggi parleremo di un argomento che interessa o che può interessare molte persone.
La paura di morire: chi non ha paura della morte?
La maggior parte di noi al pensiero di morire prova sentimenti di tristezza, soprattutto se pensiamo alla morte di un nostro caro.
In un certo senso la paura di morire ci perseguita da sempre: come può essere altrimenti?
La morte è un evento legato alla vita e nessuno di noi può sottrarsene.
Ma la cosa si complica quando questa paura diventa così intensa da divenire un vero e proprio disturbo: avete sentito mai parlare di tanafobia?
Se la risposta è no, non preoccupatevi: qui di seguito cercheremo di scoprire cosa ruota attorno a questo termine e cosa fare per uscire da questo tunnel che sembra essere senza via d’uscita.
Morte: quanto il significato che associamo a tale evento ci condiziona?
Prima di capire cosa sia la tanafobia, come si manifesta e cosa bisogna fare per superarla, non possiamo non chiederci cosa rappresenti la morte per noi, da un punto di vista psicologico e non.
Nel nostro vivere quotidiano, generalmente, la morte rappresenta uno di quegli eventi che non vorremmo mai sperimentare, sia che si tratti di noi che di un nostro caro.
Non stupiamoci se dunque ancora oggi ci sono persone che tendono ad evitare l’argomento morte.
D’altronde a questo evento vengono associati concetti, come distacco, perdita, mancanza, dolore, soprattutto se si parla della morte di una persona vicina a noi.
Insomma dopo la morte di una persona che amiamo, non possiamo non provare sentimenti di tristezza e di mancanza.
Non possiamo non soffrire per la sua assenza.
Se si parla invece della fine della propria esistenza, al sol pensiero che possa accaderci in prima persona, non possiamo fare a meno di sentirci spaesati, pieni di dubbi, di domande.
Non è forse capitato alla maggior parte di noi di porci domande del tipo “ che ne sarà di me dopo la morte”, “ cosa avverrà dopo”?
Ovviamente non per tutti è così: per alcuni infatti la morte non rappresenta solo la fine della propria vita, ma l’inizio di qualcos’altro.
Vediamo come dunque alla fine entrino in gioco, nella propria concezione di morte, anche fattori di tipo culturale e religioso.
Dunque la domanda in tal caso sorge spontaneamente: il problema è la morte o ciò che pensiamo di essa?
La paura della morte deriva dai nostri pensieri? Per la risposta non vi resta che continuare a leggere.
Cos’è la tanatofobia e quando si manifesta
Poco fa abbiamo parlato di tanafobia: cosa significa?
Partiamo dal suo significato etimologico: questo termine deriva dal greco thanatos che sta per morte, e phobos che significa paura.
Va da sé che letteralmente questo termine significhi “paura della morte”.
La tanafobia è proprio questo: un disturbo psicologico che si manifesta attraverso la paura di morire e che può generare ansia e/o pensieri ossessivi.
A tal proposito va sottolineato come tale disturbo non sia da confondere con la necrofobia, poiché quest’ultima riguarda quella specifica e intensa paura scatenata dalla visione di un cadavere.
A questo punto vi starete chiedendo a che età si manifesti: sicuramente i bambini non sono investiti da tale paura, semplicemente perché l’idea della morte è un concetto troppo astratto per loro.
Troppo lontano dal loro mondo fatto di giochi e divertimento.
Noi non nasciamo con la paura di morire ed infatti fino a tre/quattro anni noi non abbiamo consapevolezza della morte.
Non comprendiamo cosa significhi “andare via per sempre”.
Man mano che cresciamo, però, iniziamo ad imparare che esiste quel qualcosa che porta via le persone: è a circa 10/11 che iniziamo ad accettare la morte e ciò che comporta, poiché iniziamo ad essere consapevoli dei nostri limiti e di quelli altrui.
Ovviamente per parlare di vera e propria fobia, occorre che siano sperimentati determinati sintomi con una determinata intensità e frequenza, ma di questo parleremo a breve.
Ora invece poniamoci un’altra domanda: cosa si nasconde dietro questa paura? Perché arriviamo ad avere paura della morte fino a diventare un vero e proprio disturbo?
Cause della tanafobia: cosa c’è dietro
Alla base della tanafobia sembrerebbero esserci diversi fattori psicologici.
Quando parliamo di fattori psicologici ci riferiamo a delle specifiche esperienze traumatiche vissute o a degli eventi in grado di innescare tale paura.
Chi ha, per esempio, sperimentato in prima persona un evento traumatico legato alla morte ha sicuramente maggiori probabilità di sviluppare la paura di morire.
Pensiamo per esempio a chi ha assistito ad un incidente stradale mortale: in questi casi il pensiero che può tornare, in modo insistente è “come è facile morire”.
Anche avere genitori in età avanzata può aumentare la probabilità di sviluppare una fobia della morte.
Chi soffre di una patologia importante allo stesso modo ha il rischio di sviluppare ansia e paura della morte: la stessa cosa può verificarsi a seguito della morte di una persona cara.
Il timore di morire può potersi manifestare anche durante particolari momenti della vita, come la gravidanza e la vecchiaia.
Chi per esempio deve partorire può poter manifestare una paura di morire legata al parto: in questi casi la paura potrebbe scomparire con la nascita del bambino o continuare a manifestarsi anche dopo.
Per quanto riguarda la vecchiaia, invece, la paura di morire è legata al fatto di avere una grande consapevolezza: quella di essere giunti nella fase conclusiva della propria vita.
In questi casi specifici i soggetti possono arrivare a chiudersi in se stessi, proprio per evitare l’oggetto fobico, ovvero la morte.
Sintomi della paura di morire: come si manifesta
Come si è potuto notare, fin’ora abbiamo cercato di capire cosa può innescare tale paura, ma come si manifesta?
Attraverso quali sintomi possiamo riconoscerla?
Come possiamo fare per capire che siamo in presenza di un vero e proprio disturbo?
Facendo riferimento a questi sintomi:
- paura intensa e irrazionale di morire
- sensazione di soffocamento
- tachicardia
- dolore al petto
- tremori
- paura di svenire
Affinchè si possa parlare di tanafobia, i sintomi visti devono presentarsi in modo intenso e frequente, al punto da interferire con le normali attività di vita quotidiana, fino a sfociare in veri e propri attacchi di panico, che possono durare circa 10 minuti.
Il soggetto, in questi casi, al termine delle sue crisi, non può che sperimentare un’ ulteriore intensa paura.
La paura che l’episodio possa ripetersi nuovamente.
Il tutto non fa che creare ed alimentare un circolo vizioso da cui può essere difficile uscire.
Come liberarsi dalla paura di morire
Sicuramente aver paura della morte è lecito: se pensiamo alla morte pensiamo a “eventi” come il distacco, la perdita.
Con questi presupposti è naturale averne paura.
La questione cambia quando questa paura diventa così invalidante da non permetterci di vivere davvero la nostra vita.
In tal casi sarebbe opportuno mettere in atto dei piccoli accorgimenti al fine di uscire da questo tunnel e ritornare ad assaporare la bellezza della vita.
Di che accorgimenti parliamo? Vediamoli qui di seguito.
Andiamo in fondo alla questione: cosa significa morire?
Quando pensiamo alla morte, a cosa pensiamo esattamente?
Riflettiamoci su: spesso diamo un significato diverso a questo evento, a seconda della nostra cultura, della nostra religione o a seconda delle nostre esperienze..
Se negli anni abbiamo maturato un concetto di morte negativo, è naturale averne paura.
Se pensiamo che dopo la morte non ci sarà più nulla, è normale provare sentimenti di ansia.
Insomma, spesso il problema è proprio questo: quello che pensiamo circa una determinata cosa. In tal caso, quello che pensiamo circa la morte.
Perché,dunque, non provare ad andare oltre?
Il fatto di aver maturato delle idee sulla morte non significa che non possiamo cambiarle: spesso crediamo in cose che la stessa società in cui viviamo ci ha imposto.
Ci avevate mai pensato a questo piccolo dettaglio,che piccolo non è?
Forse è arrivato il momento di esplorare ulteriori concetti di morte, non credete?
Provate a credere in cose diverse: provate ad avere prospettive diverse che possano migliorare la vostra vita.
Noi siamo anche e soprattutto quello che pensiamo.
Realizzazione della nostra vita
La maggior parte di coloro che temono la morte vivono una vita che non li soddisfa: per questo sarebbe opportuno cercare di fare di questa insoddisfazione il punto da cui partire, per darsi da fare e rimboccarsi le maniche, al fine di concretizzare finalmente i propri sogni.
Non siamo nati per questo? Non teniamo chiusi i nostri cassetti, allora e voliamo, come dei palloncini sospesi in aria, liberi.
Concentrarsi sul qui e ora
Spesso nutriamo l’ambizione di poter di controllare il nostro futuro, ma questo è del tutto impossibile.
Noi non possiamo prevedere la comparsa di una malattia o di un incidente: per questo è necessario accettare che non tutto è sotto il nostro controllo.
Al contempo però è opportuno ricordare una cosa fondamentale: possiamo controllare quello che facciamo, ora, in questo preciso istante.
Perché quello che facciamo, qui e ora, può fare un’enorme differenza per noi stessi e per chiunque viva vicino a noi
Harris, 2020
Come possiamo fare per concentrarci sul nostro presente?
Guardiamoci intorno, con curiosità, come farebbe un bambino.
Guardiamo tutto quello che ci circonda con gli occhi di chi è affamato di conoscere e scoprire, assaporiamo gli odori, i rumori, le voci di chi ci sta accanto.
Osservare ciò che ci sta intorno permette di esserci davvero.
Qui, nel nostro qui e ora: la cosa più importante che abbiamo.
Accettare sentimenti difficili
Come ripetuto più volte, a tutti capita di avere dei pensieri sulla morte: è naturale pensarci ogni tanto, soprattutto quando succede qualcosa che ci ricorda che siamo solo di passaggio in questa vita.
In tal caso, non soffocate quello che pensate: accettate i vostri pensieri e i vostri sentimenti.
Non possiamo impedire loro di emergere, ma possiamo farli spazio, riconoscerli ed accettarli. Cercare di evitarli non è mai la soluzione.
Solo accettandoli possiamo provare ad eliminare i nostri schemi di pensiero improduttivi, che a loro volta non fanno che dare vita ad emozioni altrettanto negative.
Come abbiamo visto, infatti, non è l’evento o l’oggetto in sé a creare paura, ma i pensieri che abbiamo a tal proposito.
Morale della favola? Accettiamo e proviamo a sostituire i nostri pensieri negativi con pensieri più positivi.
Come riuscirci?
Prendersi cura Di sé
Per poter allontanare queste paure, dobbiamo innanzitutto prenderci cura di noi.
Facciamo attività fisica, cuciniamo del cibo sano, ascoltiamo della buona musica, usciamo con persone che ci fanno bene al cuore.
Persone che hanno i nostri stessi valori, come amore, rispetto, umorismo, pazienza, coraggio, onestà.
Spesso le nostre paure sono condizionate anche da chi abbiamo accanto: non è benefico circondarsi di persone che si lamentano sempre o che parlano sempre e solo di morte e malattia.
A lungo andare questi pensieri non possono che diventare nostri, ma noi non abbiamo bisogno di questo, vero?
Per questi nelle vostre giornate avete bisogno di altro, di tutti gli ingredienti necessari per stare bene con voi stessi e con gli altri .
In questo modo riuscirete a gestire meglio il timore della morte.
In tutto questo, badate bene, non deve mancare l’empatia: è questo che ci consente di connetterci con le altre persone e sentirci meno soli.
Annaffiate dunque questo fiore, provando a mettervi nei panni degli altri, alimentando la vostra capacità di comprensione, la vostra gratitudine, verso il prossimo e verso la vita in generale.
Il potere delle novità
Per poter dare un calcio ai pensieri negativi, cosa c’è di meglio che buttarsi in cose ed esperienze nuove?
Spesso e volentieri non lo facciamo, per paura dell’ignoto: sbagliato.
Esercitiamoci ad allentare il controllo sulle cose e impariamo a buttarci in ciò che non avremmo mai considerato.
Sperimentando nuove attività riuscirete a concentrarvi sulla vita, la vostra: non solo.
Imparerete che non siete solo quello che pensavate, poiché verranno a galla parti di voi che non conoscevate nemmeno.
Non ne vale forse la pena anche solo provarci?
Scrivere per ricordare quanto è bello vivere
Un modo per rimaner sempre sul pezzo è quello di tenere un diario personale: ebbene si!
Provate a riportare per iscritto tutto ciò che di bello vi è capitato o che continua a capitarvi.
Questo non potrà che farvi ricordare che la vita è bella e che regala tante sorprese e tanta felicità.
Rileggerlo vi farà bene al cuore, soprattutto nei momenti no.
Lasciare tracce di noi
Spesso alla paura della morte vengono associati pensieri del tipo “ di me non resterà nulla” o “ nessuno si ricorderà di me” : questo non è del tutto vero sapete?
Impegnatevi a coltivare delle relazioni affettive, fate del volontariato, contribuite in qualcosa: insomma siamo noi a decidere se resterà o meno una traccia di noi, con i nostri comportamenti.
Rimedi per gestire l’ansia
Per poter gestire le nostre ansie e le nostre paure possiamo ricorrere ad ulteriori rimedi come la pratica dello yoga o altre tecniche di rilassamento, per poter riuscire a ridurre lo stress e a ristabilire il nostro benessere psicofisico.
Condivisione dei propri pensieri
Se nutrite spesso e volentieri pensieri riguardanti la morte, non chiudetevi in voi stessi, condivideteli con qualcuno di cui vi fidate.
In certi casi, parlarne con qualcuno può fare la differenza: mettiamo caso che il vostro interlocutore sappia benissimo di cosa state parlando, perché magari ci è passato: in tal caso potrà darvi dei consigli utili per uscirne. Non è un’ottima carta da giocare?
Chiedere supporto psicologico
Ovviamente, se tutto questo non dovesse bastare e la paura di morire è tale che non riuscite a vivere pienamente le vostre giornate e la vostra vita, sarebbe utile chiedere aiuto.
Aiuto ad un professionista, al fine di comprendere le cause sottostanti la tanatofobia e individuare i meccanismi di pensiero che innescano la reazione fobica.
In questo modo potrete sostituirli con schemi di pensiero e di comportamento più funzionali.
Riflessioni conclusive
Siamo giunti alla fine di questo articolo: leggendo le varie righe avrete sicuramente compreso che intorno alla parola morte ruotano diversi concetti, come quello di paura.
A tal proposito abbiamo cercato di mettere in evidenza come alla base di ogni cosa e di ogni paura ci siamo sempre noi e i nostri pensieri.
E’ vero, la paura di morire riguarda, più o meno, tutti noi e questo è comprensibile, soprattutto da un punto di vista psicologico.
Ma quando questa diventa eccessiva, non possiamo stare fermi e lasciarci trascinare via.
In questi casi è opportuno intervenire, puntando su noi stessi, sulle nostre abitudini, sulle nostre attività, ma soprattutto sulla nostra visione delle cose.
Noi siamo il risultato di tutto questo: impariamo dunque a conoscerci di più e prendiamoci cura di noi, dei nostri pensieri, della nostra mente e del nostro corpo.
Solo in questo modo riusciremo a gestire le nostre paure, prima che queste arrivino a gestire noi e la nostra vita.
Dott.ssa Alessia Pullano
Psicologa e Psicoterapeuta
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