Paura di Morire: Come Superarla

In questo articolo analizzeremo la paura di morire, che da secoli attanaglia l’uomo.

Non dobbiamo temere la morte, perché fintanto che siamo, la morte non è, e quando la morte è, noi non siamo. 

Antonio Machado

Oggi parleremo di un argomento che interessa o che può interessare molte persone.

La paura di morire:  chi non ha paura della morte?

La maggior parte di noi al pensiero di morire prova sentimenti di tristezza, soprattutto se pensiamo alla morte di un nostro caro.

In un certo senso la paura di morire ci perseguita da sempre: come può essere altrimenti?

La morte è un evento legato alla vita e nessuno di noi può sottrarsene.

Ma la cosa si complica quando questa paura diventa così intensa da divenire  un vero e proprio disturbo: avete sentito mai parlare di tanafobia?

Se la risposta è no, non preoccupatevi: qui di seguito cercheremo di scoprire cosa ruota attorno a questo termine e cosa fare per uscire da questo tunnel che sembra essere senza via d’uscita.

Morte: quanto il significato che associamo a tale evento ci condiziona?

Prima di capire cosa sia la tanafobia, come si manifesta e cosa bisogna fare per superarla, non possiamo non chiederci cosa rappresenti la morte per noi, da un punto di vista psicologico e non.

Nel nostro vivere quotidiano, generalmente, la morte rappresenta uno di quegli eventi che non vorremmo mai sperimentare, sia che si tratti di noi che di un nostro caro.

Non stupiamoci se dunque ancora oggi ci sono persone che tendono ad evitare l’argomento morte.

D’altronde a questo evento vengono associati concetti, come distacco, perdita, mancanza, dolore, soprattutto se si parla della morte di una persona vicina a noi.

Insomma dopo la morte di una persona che amiamo, non possiamo non provare sentimenti di tristezza e di mancanza.

Non possiamo non soffrire per la sua assenza.

Se si parla invece della fine della propria esistenza, al sol pensiero che possa accaderci in prima persona, non possiamo fare a meno di sentirci spaesati, pieni di dubbi, di domande.

Non è forse capitato alla maggior parte di noi di porci domande del tipo “ che ne sarà di me dopo la morte”, “ cosa avverrà dopo”?

Ovviamente non per tutti è così:  per alcuni infatti la morte non rappresenta solo la fine della propria vita, ma l’inizio di qualcos’altro.

Vediamo come dunque alla fine entrino in gioco, nella propria concezione di morte, anche fattori di tipo culturale e religioso.

Dunque la domanda in tal caso sorge spontaneamente: il problema è la morte o ciò che pensiamo di essa?

La paura della morte deriva dai nostri pensieri? Per la risposta non vi resta che continuare a leggere.

Cos’è la tanatofobia e quando si manifesta

Poco fa abbiamo parlato di tanafobia: cosa significa?

Partiamo dal suo significato etimologico: questo termine deriva dal greco thanatos che sta per  morte, e phobos che significa paura.

Va da sé che letteralmente questo termine significhi “paura della morte”.

La tanafobia è proprio questo: un disturbo psicologico che si manifesta attraverso la paura di morire e che può generare ansia e/o pensieri ossessivi.

A tal proposito va sottolineato come tale disturbo non sia da confondere con la necrofobia,  poiché quest’ultima riguarda quella specifica e intensa paura scatenata dalla visione di un cadavere.

A questo punto vi starete chiedendo a che età si manifesti: https://adserver.pazienti.it/adv/www/delivery/lg.php?bannerid=0&campaignid=0&zoneid=125&loc=https%3A%2F%2Fwww.pazienti.it%2Fcontenuti%2Fmalattie%2Fpaura-di-morire&referer=https%3A%2F%2Fwww.google.com%2F&cb=1359956053sicuramente i bambini non sono investiti da tale paura, semplicemente perché l’idea della morte è un concetto troppo astratto per loro. 

Troppo lontano dal loro mondo fatto di giochi e divertimento.

Noi non nasciamo con la paura di morire ed infatti fino a tre/quattro anni noi non abbiamo consapevolezza della morte. 

Non comprendiamo cosa significhi “andare via per sempre”.

Man mano che cresciamo, però, iniziamo ad imparare che esiste quel qualcosa che porta via le persone: è a circa 10/11 che iniziamo ad accettare la morte e ciò che comporta, poiché iniziamo ad essere consapevoli dei nostri limiti e di quelli altrui.

Ovviamente per parlare di vera e propria fobia, occorre che siano sperimentati determinati sintomi con una determinata intensità e frequenza, ma di questo parleremo a breve.

Ora invece poniamoci un’altra domanda: cosa si nasconde dietro questa paura? Perché arriviamo ad avere paura della morte fino a diventare un vero e proprio disturbo?

Cause della tanafobia: cosa c’è dietro

Alla base della tanafobia sembrerebbero esserci diversi fattori psicologici.

Quando parliamo di fattori psicologici ci riferiamo a delle specifiche esperienze traumatiche vissute  o  a degli eventi in grado di innescare tale paura.


Chi ha, per esempio, sperimentato in prima persona un evento traumatico legato alla morte ha sicuramente maggiori probabilità di sviluppare la paura di morire.

Pensiamo per esempio a chi ha assistito ad un incidente stradale mortale: in questi casi il pensiero che può tornare, in modo insistente è “come è facile morire”.

Anche avere genitori in età avanzata può aumentare la probabilità di sviluppare una fobia della morte.

Chi soffre di una patologia importante allo stesso modo ha il rischio di sviluppare ansia e paura della morte: la stessa cosa può verificarsi a seguito della morte di una persona cara.

Il timore di morire può potersi manifestare anche durante particolari momenti della vita, come la gravidanza e la vecchiaia.

Chi per esempio deve partorire può poter manifestare una paura di morire legata al parto: in questi casi la paura potrebbe scomparire con la nascita del bambino o continuare a  manifestarsi anche dopo.

Per quanto riguarda la vecchiaia, invece, la paura di morire è legata al fatto di avere una grande consapevolezza: quella di essere giunti nella fase conclusiva della propria vita.

In questi casi specifici i soggetti possono arrivare a chiudersi in se stessi, proprio per evitare l’oggetto fobico, ovvero la morte.

Sintomi della paura di morire: come si manifesta

Come si è potuto notare, fin’ora abbiamo cercato di capire cosa può innescare tale paura, ma come si manifesta?

Attraverso quali sintomi possiamo riconoscerla?

Come possiamo fare per capire che siamo in presenza di un vero e proprio disturbo?

Facendo riferimento a  questi sintomi: 

  • paura intensa e irrazionale di morire
  • sensazione di soffocamento
  • tachicardia
  • dolore al petto
  • tremori
  • paura di svenire

Affinchè si possa parlare di tanafobia, i sintomi visti devono presentarsi in modo intenso  e frequente, al punto da interferire con le normali attività di vita quotidiana, fino a sfociare in veri e propri attacchi di panico, che possono durare circa 10 minuti.

Il soggetto, in questi casi, al termine delle sue crisi, non può che sperimentare un’ ulteriore intensa paura.

La paura che l’episodio possa ripetersi nuovamente.

Il tutto non fa che creare ed alimentare un circolo vizioso da cui può essere difficile uscire.

Come liberarsi dalla paura di morire

Sicuramente aver paura della morte è lecito: se pensiamo alla morte pensiamo a “eventi” come il distacco, la perdita.

Con questi presupposti è naturale averne paura.

La questione cambia quando questa paura diventa così invalidante da non permetterci di vivere davvero la nostra vita.

In tal casi sarebbe opportuno mettere in atto dei piccoli accorgimenti al fine di uscire da questo tunnel e ritornare ad assaporare la bellezza della vita.

Di che accorgimenti parliamo? Vediamoli qui di seguito.

Andiamo in fondo alla questione: cosa significa morire?

Quando pensiamo alla morte, a cosa pensiamo esattamente?

Riflettiamoci su: spesso diamo un significato diverso a questo evento, a seconda della nostra cultura, della nostra religione o a seconda delle nostre esperienze..

Se negli anni abbiamo maturato un concetto di morte negativo, è naturale averne paura.

 Se pensiamo che dopo la morte non ci sarà più nulla, è normale provare sentimenti di ansia.

Insomma, spesso il problema è proprio questo: quello che pensiamo circa una determinata cosa. In tal caso, quello che pensiamo circa la morte.

Perché,dunque, non provare ad andare oltre?

Il fatto di aver maturato delle idee sulla morte non significa che non possiamo cambiarle:  spesso crediamo in cose che  la stessa società in cui viviamo ci ha imposto.

Ci avevate mai pensato a questo piccolo dettaglio,che piccolo non è?

Forse è arrivato il momento di  esplorare ulteriori concetti di morte, non credete?

Provate a credere in cose diverse: provate ad avere prospettive diverse che possano migliorare la vostra vita.

Noi siamo anche e soprattutto quello che pensiamo.

Realizzazione della nostra vita

La maggior parte di coloro che temono la morte vivono una vita che non li soddisfa: per questo sarebbe opportuno cercare di fare di questa insoddisfazione il punto da cui partire, per darsi da fare e rimboccarsi le maniche, al fine di concretizzare finalmente i propri sogni.

Non siamo nati per questo? Non teniamo chiusi i nostri cassetti, allora e voliamo, come dei palloncini sospesi in aria, liberi.

Concentrarsi sul qui e ora

Spesso nutriamo l’ambizione di poter di controllare il nostro futuro, ma questo è del tutto impossibile.

Noi non possiamo prevedere la comparsa di una malattia o di un incidente: per questo è necessario accettare che non tutto è sotto il nostro controllo.

 Al contempo però è opportuno ricordare una cosa fondamentale: possiamo controllare quello che facciamo, ora, in questo preciso istante.

Perché quello che facciamo, qui e ora, può fare un’enorme differenza per noi stessi e per chiunque viva vicino a noi

Harris, 2020

Come possiamo fare per concentrarci sul nostro presente?

Guardiamoci intorno, con curiosità, come farebbe un bambino.

Guardiamo tutto quello che ci circonda con gli occhi di chi è affamato di conoscere e scoprire, assaporiamo  gli odori, i rumori, le voci di chi ci sta accanto.

Osservare ciò che ci sta intorno permette di esserci davvero.

Qui, nel nostro qui e ora: la cosa più importante che abbiamo.

Accettare sentimenti difficili

Come ripetuto più volte, a tutti capita di avere dei pensieri  sulla morte:  è naturale pensarci ogni tanto, soprattutto quando succede qualcosa che ci ricorda che siamo solo di passaggio in questa vita.

In tal caso, non soffocate quello che pensate: accettate i vostri pensieri e i vostri sentimenti.

Non possiamo impedire loro di emergere, ma possiamo farli spazio, riconoscerli ed accettarli. Cercare di evitarli non è mai la soluzione.

Solo accettandoli possiamo provare ad eliminare i nostri schemi di pensiero improduttivi, che a loro volta non fanno che dare vita ad emozioni altrettanto negative.

Come abbiamo visto, infatti, non è l’evento o l’oggetto in sé a creare paura, ma i pensieri che abbiamo a tal proposito.

Morale della favola? Accettiamo e proviamo a sostituire i nostri pensieri negativi con pensieri più positivi.

Come riuscirci?

Prendersi cura Di sé

Per poter allontanare queste paure, dobbiamo innanzitutto prenderci cura di noi. 

Facciamo attività fisica, cuciniamo del cibo sano, ascoltiamo della buona musica, usciamo con persone che ci fanno bene al cuore. 

Persone che hanno i nostri stessi valori,  come amore, rispetto, umorismo, pazienza, coraggio, onestà.

Spesso le nostre paure sono condizionate anche da chi abbiamo accanto: non è benefico circondarsi di persone che si lamentano sempre o che parlano sempre e solo di morte e malattia.

A lungo andare questi pensieri non possono che diventare nostri, ma noi non abbiamo bisogno di questo, vero? 

Per questi nelle vostre giornate avete bisogno di altro, di tutti gli ingredienti necessari per stare bene con voi stessi e con gli altri .

In questo modo riuscirete a gestire meglio il timore della morte. 

In tutto questo, badate bene, non deve mancare l’empatia: è questo che ci consente di connetterci con le altre persone e sentirci meno soli.

Annaffiate dunque questo fiore, provando a mettervi nei panni degli altri, alimentando la vostra capacità di comprensione, la vostra gratitudine, verso il prossimo e verso la vita in generale.

Il potere delle novità

Per poter dare un calcio ai pensieri negativi, cosa c’è di meglio che buttarsi in cose ed esperienze nuove?

Spesso e volentieri non lo facciamo, per paura dell’ignoto: sbagliato.

Esercitiamoci ad allentare il controllo sulle cose e impariamo a buttarci in ciò che non avremmo mai considerato.

Sperimentando nuove attività riuscirete a concentrarvi sulla vita, la vostra:  non solo.

 Imparerete che non siete solo quello che pensavate, poiché verranno a galla parti di voi che non conoscevate nemmeno.

Non ne vale forse la pena anche solo provarci?

Scrivere per ricordare quanto è bello vivere

Un modo per rimaner sempre sul pezzo è  quello di tenere un diario personale: ebbene si!

Provate a riportare per iscritto tutto ciò che di bello vi è capitato o che continua a capitarvi.

Questo non potrà che farvi ricordare che la vita è bella e che regala tante sorprese e tanta felicità.

Rileggerlo vi farà bene al cuore, soprattutto nei momenti no.

Lasciare tracce di noi

Spesso alla paura della morte vengono associati pensieri  del tipo “ di me non resterà nulla” o “ nessuno si ricorderà di me” :  questo non  è del tutto vero sapete?

Impegnatevi a coltivare delle relazioni affettive, fate del volontariato,  contribuite in qualcosa: insomma siamo noi a decidere se resterà o meno una traccia di noi,  con i nostri comportamenti.

Rimedi per gestire l’ansia

Per poter gestire le nostre ansie e le nostre paure possiamo ricorrere ad ulteriori rimedi come la pratica dello yoga o altre tecniche di rilassamento, per poter riuscire a ridurre lo stress e a ristabilire il nostro benessere psicofisico.


Condivisione dei propri pensieri 

Se nutrite spesso e volentieri pensieri riguardanti la morte,  non chiudetevi in voi stessi, condivideteli con qualcuno di cui vi fidate.

In certi casi, parlarne con qualcuno può fare la differenza: mettiamo caso che il vostro interlocutore sappia benissimo di cosa state parlando, perché magari ci è passato: in tal caso potrà darvi dei consigli utili per uscirne. Non è un’ottima carta da giocare?

Chiedere supporto psicologico

Ovviamente, se tutto questo non dovesse bastare e la paura di morire è tale che non riuscite a vivere pienamente le vostre giornate e la vostra vita, sarebbe utile chiedere aiuto.

Aiuto ad un professionista, al fine di comprendere le cause sottostanti la tanatofobia e individuare i meccanismi di pensiero che innescano la reazione fobica. 

In questo modo potrete sostituirli con schemi di pensiero e di comportamento più funzionali.

 Riflessioni conclusive

Siamo giunti alla fine di questo articolo: leggendo le varie righe avrete sicuramente compreso che intorno alla parola morte ruotano diversi concetti, come quello di paura.

 A tal proposito abbiamo cercato di mettere in evidenza come alla base di ogni cosa e di ogni paura ci siamo sempre noi e i nostri pensieri.

E’ vero, la paura di morire riguarda, più o meno, tutti noi e questo è comprensibile, soprattutto da un punto di vista psicologico.

Ma quando questa diventa eccessiva, non possiamo stare fermi e lasciarci trascinare via.

In questi casi è opportuno intervenire, puntando su noi stessi, sulle nostre abitudini, sulle nostre attività, ma soprattutto sulla nostra visione delle cose.

Noi siamo il risultato di tutto questo: impariamo dunque a conoscerci di più e prendiamoci cura di noi, dei nostri pensieri, della nostra mente e del nostro corpo.

Solo in questo modo riusciremo a gestire le nostre paure, prima che queste arrivino a gestire noi e la nostra vita.

Dott.ssa Alessia Pullano
Psicologa e Psicoterapeuta

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    Nictofobia: la Paura del Buio

    In questo articolo analizzeremo la paura del buio.

    Sono uno che cammina da solo e quando sono su una strada buia di notte  o a passeggio nel parco, quando  la luce inizia a cambiare, a volte ho strane sensazioni. Sono un po’ ansioso quando è scuro. Paura del buio, paura del buio, ho costantemente paura che ci sia qualcosa sempre vicino. Paura del buio, paura del buio, ho una fobia che sia qualcuno sempre li.

    Iron Maiden, “Fear of the dark”

    Basta leggere queste prime frasi per capire che il tema che tratteremo oggi riguarda la paura del buio, la paura della notte.

    Una paura questa accompagnata da sensazioni strane, da sentimenti di ansia e dal timore che ci sia qualcuno proprio li, pronto a farci male.

    Chi tra noi, da piccolo o anche da grande, non ha mai provato tutto questo?

    Chi di noi non ha mai sentito addosso la paura del buio? Una paura questa primordiale, nota come Nictofobia.

    Ne avete mai sentito parlare?

    Se la risposta è no, state pure tranquilli. Qui di seguito cercheremo di capirne di più.

    Cercheremo di capire cosa si nasconde dietro questa paura e cosa fare per riuscire a superarla.

    Nictofobia: Cos’è

    Come abbiamo detto poco fa, la paura del buio è conosciuta come nictofobia, ma non solo. Viene definita anche acluofobia.

    Qui di seguito, però, per evitare confusioni varie, ci riferiremo ad essa parlando di Nictofobia.

    Da dove deriva questo termine?

    Questo termine sembra derivare dal greco e indica appunto una fobia caratterizzata da una paura  della notte.

    Una paura irrazionale: cosa significa quanto appena detto?

    I soggetti che ne soffrono sanno benissimo che questa paura è infondata, eppure non riescono a liberarsene: in questi casi l’ansia prende il sopravvento e per questo spesso risulta difficile riuscire a controllarla.

    Non stupiamoci dunque se chi soffre di Nictofobia arriva ad avere anche problemi relativi al sonno o paura di dormire.

    Ma cerchiamo di capirne di più: quando parliamo di paura del buio, della notte, in realtà parliamo di ciò che può nascondere il buio stesso, dei pericoli che potrebbero esserci.

    In un certo senso la persona affetta teme ciò che potrebbe accadere in un ambiente oscuro: non è insolito che chi ha paura del buio veda immagini o persone.

    Se per molti questa paura risulta essere temporanea, per altri non è così.

    Spesso questa paura può manifestarsi così intensamente e per lunghi periodi, tanto da innescare anche episodi di attacchi di panico  e problemi di gestione delle normali attività di vita. 

    E’ in questi casi che siamo in presenza di una vera e propria fobia.

    Paura del buio nei bambini: come si manifesta?

    Come accennato poc’anzi questa paura può poter “aggrapparsi” sia ai bambini che agli adulti.

    Per un bambino può poter essere naturale provare determinate paure:  a 2 anni per esempio un bambino è in grado di immaginare delle situazioni e quindi può poter manifestare sentimenti di disagio al buio, quando per esempio arriva l’ora di dormire.

    Non c’è da meravigliarsi se in questi casi desiderano la vicinanza dei loro genitori e manifestano la paura di non voler rimanere soli, perché magari hanno paura della presenza di mostri o fantasmi.

    Questa paura può poter essere manifestata anche in altri modi: 

    • un  bambino può avanzare la pretesa di non voler più dormire  da solo, ma in compagnia dei suoi genitori, per sentirsi più sicuro e protetto
    • a causa della sua  angoscia, un bambino può poter svegliarsi nel cuore della notte e piangere
    • a causa della paura del buio, un bambino può poter avere difficoltà a prendere sonno o avere incubi.

    In questi casi, però, non vi allarmate: le paure fanno parte del mondo dei bambini, come per quello dei grandi.

    Paura del buio nei grandi

    Ed è proprio sul mondo dei grandi che ci concentreremo ora: si, perchè la paura del buio può poter colpire anche noi, persone grandi e grosse.

    Quanti di voi, pur avendo un’età avanzata, spesso e volentieri dormono con la televisione accesa, proprio per paura di dormire al buio?

    Una paura questa che, come vedremo meglio dopo, può essere associata ad un periodo di stress: dopo un lutto, una separazione, per un soggetto può essere difficile riuscire a gestire i propri pensieri, soprattutto quelli negativi.

    Ma alla base possono però esserci anche delle esperienze negative vissute da bambini: pensate ad un adulto che da bambino è stato vittima di una spiacevole esperienza, vissuta proprio in assenza di luce

    Questa può restare sopita per anni e venire fuori a seguito di una situazione stressante.

    Insomma, a prescindere dalle cause, che tratteremo meglio a breve, sembra che nella mente di chi ne soffra, inizino a prendere vita brutti pensieri proprio nel momento in cui si rimane al buio. 

    La mente quando si spengono le luci, in un certo senso, inizia a produrre pensieri negativi, varie associazioni di idee che portano il soggetto ad auto-generarsi angoscia e ansia, soprattutto se si è in presenza di rumori in casa, che non possono che generare scenari non proprio piacevoli  e che portano il soggetto ad agitarsi sempre di più.

    L’adulto, come anche il bambino, può poter arrivare a soffrire di insonnia: secondo una ricerca condotta dagli studiosi dell’università canadese di Ryerson, sembrerebbe che il 50% dei soggetti insonni abbiano propria paura del buio.

    Nictofobia, i sintomi e comportamenti di difesa messi in atto

    Ma cosa provoca questa paura? Come tutte le paure, il soggetto che ha paura del buio può poter manifestare vari sintomi fisiologici e psicologici, come:

    • sudorazione
    • sensazioni di formicolio
    • vertigini
    • incapacità di rilassarsi
    • palpitazioni
    • tachicardia
    • respirazione affannosa
    • nausea
    • mal di testa
    • bocca secca
    • sensazione di svenimento
    • incapacità di parlare 
    • Angoscia
    • Timore di morire

    Non stupiamoci se chi soffre di questa paura arriva a mettere in atto delle strategie di evitamento, per potersene liberare.

    Cosa intendiamo quando parliamo di strategie di evitamento?

    Che il soggetto in questione, per stare meglio,, può poter 

    • ritardare l’ora di andare a letto
    • tentare di non essere in alcun modo al buio
    • controllare che tutte  le porte siano chiuse
    • richiedere la rassicurazione di un familiare

    Ma siamo davvero sicuri che tutto questo sia di aiuto? Certo che no.

    Per quanto una persona arrivi ad adottare determinati comportamenti di sicurezza, (con la convinzione di farsi del bene), a causa dell’irrazionalità dei suoi pensieri, non fa altro che farsi del male.

    Questi atteggiamenti, paradossalmente, non fanno altro che concorrere all’instaurarsi di paure e ansie sempre più frequenti.

    La paura del buio alla fine più che allontanata, viene rafforzata, perché con tali comportamenti è come se stessimo dicendo a noi stessi “ho ragione ad avere paura.”

    La conseguenza di tutto questo? Paura, angoscia e l’instaurarsi di un circolo vizioso che alimentiamo noi stessi.

    Le cause della nictofobia: cosa c’è dietro?

    Alla base di questa paura, come abbiamo visto, possono esserci  diversi fattori: questa sembra essere una paura primordiale e spesso non è da associare al buio stesso, ma ai pericoli che il buio potrebbe nascondere.

    Non è un caso che nei film di paura, i mostri arrivino sempre di notte!

    Tra gli altri fattori che possono giocare un ruolo importante per lo sviluppo di questa paura abbiamo una bassa autostima, una mancanza di sicurezza, dovute all’aver vissuto delle esperienze traumatiche.

    In tutto questo, può poter esserci anche lo zampino dei nostri genitori: cosa significa questo? 

    Che spesso le nostre paure non sono proprio nostre, ma dei nostri genitori.

    Spesso assorbiamo quelle che sono le paure delle nostre figure di riferimento e alla fine le facciamo nostre.

    Alcuni ricercatori, come Sigmund Freud, inoltre associano la paura del buio al disturbo d’ansia di separazione.

    Questo spiegherebbe perché solitamente questa fobia si presenta durante l’infanzia:  in questo periodo delicato i bambini, poco alla volta, imparano a distaccarsi dai loro genitori, per intraprendere un nuovo percorso: l’inizio di un percorso di indipendenza e autonomia.

    Se si sviluppano però forme di attaccamento disfunzionali,  possono poter innescarsi diverse ansie paure, come quella del buio, per esempio.

    Per comportamenti disfunzionali intendiamo la messa in atto di comportamenti iperprotettivi da parte dei quei genitori, che non permettono ad un figlio di essere appunto indipendente e quindi costruire la sua autostima.


    Nictofobia, come superarla?

    Come abbiamo visto, la paura della notte e del buio può innescare diversi meccanismi e comportamenti di evitamento, ovviamente con la nostra “complicità”.

    Questa è una paura che si manifesta attraverso sintomi psicologici e non:  a questo punto non possiamo non porci una domanda.

    Come fare per superare una paura di questo tipo?

    A tal proposito non possiamo non dire subito una cosa importante: se questa diventa invalidante, fino ad interferire con le nostre attività di vita quotidiana, può diventare opportuno, se non necessario, intraprendere un percorso terapeutico, per andare alla ricerca della cause sottostanti e affrontare le nostre paure, che come abbiamo visto spesso hanno radici lontane.

    Ci sono casi in cui questa però non è così “estrema” da richiedere il supporto di un professionista: è proprio in questi casi che possiamo imparare a mettere in atto alcuni accorgimenti utili.

    Vediamoli qui di seguito, facendo riferimento agli adulti.

    Consigli per noi adulti

    Accettare le nostre paure è il primo passo:  per quanto ciò che sto per dire  possa essere difficile da credere, sappiate che è davvero cosi.

    E’ del tutto naturale avere paura, anche del buio: questo non è così sbagliato, sapete?

    Spesso, infatti, è la concezione che abbiamo della “paura” a complicare tutto. 

    Per questo sarebbe opportuno partire da qui.  In che senso?

    • Provate a pensare alla paura come ad una spia che si accende quando vuole comunicarci qualcosa: quando vuole metterci in guardia.

    Con tali presupposti sarà più facile accettarla.

     D’altronde è inutile cercare di allontanarla o soffocarla, altrimenti come un boomerang, non potrà che tornare indietro e in maniera più intensa.

    Come fare per gestirla, una volta che l’abbiamo accettata?

    • Affrontate il buio gradualmente: accettare una paura non significa  neutralizzarla. Per questo occorre mettere in atto dei piccoli accorgimenti per aiutarci. 

    Provate a familiarizzare con ciò che temete: ovvero con il buio.

    Potreste per esempio svolgere un attività in penombra, per poi farla in un ambiente più scuro e man mano continuare così, gradualmente..

    Poco a poco.. 

    Il buio non  sarà cosi “buio”, se affrontato in questo modo.

    • Imparate a rilassarvi: potreste per esempio imparare a mettere in atto delle tecniche di rilassamento da fare in penombra: questo vi aiuterà a gestire meglio lo stress e l’ansia. 

    Potreste per esempio mettervi a letto ascoltando della buona musica o leggendo un buon libro.

    Questi potrebbero essere dei veri e propri rituali di rilassamento: dei veri e propri alleati contro il buio e ciò che temete del buio.

    • Evitate la visione di film o programmi all’insegna  della violenza, soprattutto prima di andare a letto.

    La vostra mente non ha certo bisogno di essere “riempita” di immagini o scene di questo tipo, dal momento che potrebbero  portare alla messa in atto di comportamenti di evitamento, che come abbiamo visto, non vi aiutano affatto, Anzi.

    Consigli per aiutare i bambini ad allontanare la paura del buio

    E se sono i nostri figli ad avere la paura del buio?

    In questi casi siamo proprio noi genitori a dover mettere in atto dei piccoli comportamenti, al fine di supportarli. 

    Di cosa parliamo concretamente? Cosa potrebbero fare mamma e papà? Vediamolo insieme, qui di seguito.

    • Non minimizzare la paura: iniziamo da quello che non si dovrebbe fare.

    Se vostro figlio lamenta una paura di questo tipo, non minimizzatela, con frasi del tipo “ sei grande,ormai”.

    Tutto ciò non aiuterebbe vostro figlio a stare meglio, anzi.

    • Cosa fare dunque? Beh, ascoltarli: questo può poter essere un buon modo per aiutare i nostri piccoli a gestire le loro paure.

    Fate delle domande più specifiche a riguardo e ascoltate con attenzione le risposte: perché ha paura? E di cosa? Cosa è successo poco prima? 

    E’ importante cercare di capirne di più, senza ridicolizzare l’accaduto.

    • Rassicuriamo i nostri bambini: spieghiamo loro che non è sbagliato avere paura e che non c’è nulla di cui vergognarsi. 

    Diciamo loro che in questi casi occorre parlarne con i propri genitori, per cercare di trovare insieme una soluzione.

    Potremmo per esempio chiedere al nostro bambino se c’è qualcosa che potrebbe farlo sentire più sicuro: potremmo lasciare una piccola luce accesa o consigliargli di dormire con il suo peluche preferito.

    • Un altro modo utile per arginare la sua paura potrebbe essere quello di trattare l’argomento “giocando” .

    E’ vero, non dobbiamo ridicolizzare il tutto, ma nemmeno appesantirlo. 

    Per questo si potrebbero inventare dei giochi attorno a questa paura, dei racconti in cui viene per esempio messo in evidenza come chi  non teme i mostri, riesce a vincere le sue battaglie.

    Possono essere anche creati dei piccoli oggetti da utilizzare come “antitodo alla paura”: spray magici che possono per esempio essere utilizzati per allontanare i fantasmi.

    – Evitare di inculcare idee e pensieri negativi circa la presenza di eventuali mostri: spesso alcuni genitori, per richiamare l’attenzione dei loro figli, dicono frasi come “ se non mangi viene il lupo e ti porta via”.

    Bene, questo è sbagliato: per quanto queste frasi possano essere dette con le miglior intenzioni, possono incutere timore e a lungo andare possono portare all’insorgenza di diverse paure, come quella che stiamo trattando.

    Per questo sarebbe opportuno imparare a gestire i capricci dei nostri figli, senza ricorrere a queste frasi.

    Si potrebbe infatti optare per altri frasi del tipo “se mangi tutto, giocheremo insieme”.

    Non è forse più sano e educativo per un bambino, pronunciare una frase di questo tipo?

    Riflessioni conclusive

    La paura del buio, lo abbiamo detto, può poter mettere in crisi la tranquillità di noi adulti , ma anche dei nostri figli.

    Spesso, sbagliando, siamo proprio noi a mettere in atto dei comportamenti che illusoriamente crediamo possano salvarci e invece ci portano a stare sempre peggio.

    Per questo è importante individuarli e sostituirli con degli accorgimenti più utili e funzionali: nel caso degli adulti abbiamo cercato di mettere in rilievo cosa si potrebbe fare per “guarire” da questa paura.

    Accettarla è il primo passo, altrimenti si rimane sempre allo stesso punto: quello di partenza.

    Anche per i nostri figli possiamo fare tanto e l’abbiamo visto: possiamo, per esempio, imparare a fare attenzione a delle piccole cose che però possono avere un impatto importante sulla loro vita e sulla loro psiche.

    Sono sempre le piccole cose a fare la grande differenza!

    E questo vale anche per le nostre paure e per quelle dei nostri figli.

    Dott.ssa Alessia Pullano
    Psicologa e Psicoterapeuta

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